IL COMPLESSO DELL’ABBAZIA DI SANT’URBANO- UNA STORIA MILLENARIA – QUALE FUTURO?
Premessa
L’entroterra delle Marche, colpito anche dagli eventi sismici, per riprendersi da un punto di vista economico, ha bisogno di progetti che puntino alla valorizzazione del bene naturalistico ambientale e culturale contando, alla fine della epidemia da coronavirus, su una corretta valorizzazione turistica subordinata alla sua salvaguardia e conservazione.
Apiro ha la fortuna di avere un territorio con alti valori paesaggistici, confinante con il Parco del Monte San Vicino, e di avere al proprio interno la valle dell’Esinante con uno splendido gioiello artistico.

Breve Storia
L’Abbazia di Sant’Urbano all’Esinante viene ricordata la prima volta nel 1033 in una pergamena che documenta una convenzione tra il suo Abate e quello di San Vittore alle Chiuse. La sua origine risale a qualche decennio prima dell’anno Mille. La sua egemonia si estendeva lungo la Valle di San Clemente e costituiva un centro di potere non solo religioso ma anche civile. Questo causò continui contrasti con il vicino Comune di Apiro, che culminarono, intorno al XIII sec., con l’incendio ed in parte la distruzione della chiesa.
Nella seconda metà del XIII sec. il complesso fu rinnovato, divenendo punto di sosta per i pellegrini.
Con decreto papale, nel 1442, si unì all’Abbazia di Val di Castro e i Camaldolesi la ressero fino al 1810, anno in cui, con i francesi in Italia, passò al demanio e successivamente fu venduta a privati e trasformata in azienda agricola.
Nel 1966 per volontà testamentaria di Lamberto Rossi, l’Abbazia e i suoi possedimenti passarono in eredità all’E.C.A. (Ente Comunale di Assistenza) di Apiro e, successivamente, al Comune di Apiro.
Nel 1992, grazie a fondi europei, il complesso venne restaurato completamente dal Comune, iniziando così l’attività ristorativa e ricettiva.
Struttura e stile
Sotto il profilo architettonico, l’Abbazia di Sant’Urbano all’Esinante presenta non poche peculiarità, tra le quali l’esistenza di due stili architettonici: il romanico e il gotico. All’esterno, colpisce il corpo absidale composto da un grande abside centrale e da due laterali più piccoli.
Interno
Lo sviluppo della volumetria interna è fortemente caratterizzato dall’accentuazione dei tre diversi livelli corrispondenti alla navata, al presbiterio ed alla cripta, tipico delle costruzioni delle chiese medievali.

Capitelli e apparato decorativo
L’Abbazia presenta alcuni capitelli addossati alla facciata interna con la rappresentazione di un combattimento tra cavalieri e due animali con al centro un fiore a cinque petali, sopra vi sono rombi e cerchi intrecciati.
Affreschi
L’Abbazia di Sant’Urbano contiene alcuni affreschi che presentano alterazioni causate soprattutto dall’umidità. Gli unici residui di una decorazione pittorica che doveva essere estesa a buona parte dell’aula dei fedeli.

Cripta
In origine la cripta, situata sotto il piano del presbiterio, era costituita da cinque navate, ridotte attualmente a tre per l’erezione di due muri, che tamponano le navatelle laterali, costruiti con il probabile intento di rafforzare la struttura.

Fonte battesimale
Con il passaggio dell’Abbazia al Comune di Apiro, da parte degli ultimi proprietari dell’azienda agricola, e grazie alla ristrutturazione e ad alcuni scavi archeologici, all’interno di una stanza dell’annesso, nella parte nord, una superficie in vetro protegge l’antico pavimento della Chiesa, nel quale vi è una struttura circolare associata ad una probabile fonte battesimale.
Occhio luminoso di Sant’Urbano
L’Abbazia di Sant’Urbano è orientata ad Oriente, verso Gerusalemme, simbolo di luce e perciò di Dio. Oltre all’attenzione all’orientamento, era consuetudine, nell’antichità, inserire nelle costruzioni a carattere religioso, elementi architettonici ispirati da modelli astronomici e matematici per arricchirle di elementi simbolici. Ciò accadde anche nell’Abbazia di Sant’Urbano dove si realizzò un occhio circolare sopra l’abside, dal quale solamente in due date dell’anno (una il 25 maggio, giorno del patrono Sant’Urbano), alle prime ore del mattino, entra un fascio luminoso che attraversa il buio dell’aula e colpisce esattamente al centro un cerchio scolpito nel pilastro della navata laterale sinistra.
Tutele dell’Abbazia.
Il complesso di Sant’Urbano è sempre stato considerato nella sua conformazione unitaria, ritenendo che non solo la parte più prettamente storica costituita dall’Abbazia e dai suoi annessi, ma anche gli immobili posti a breve distanza e realizzati in epoche più recenti, contribuissero alla creazione dell’immagine identitaria complessiva della Zona di Sant’Urbano.
L’apprezzabilità e il riconoscimento del complesso di Sant’Urbano, composto sia dalla parte storica, sia dalle successive realizzazioni, che, in epoche e con finalità differenti, hanno concorso alla formazione dell’attuale conurbazione, non può essere considerato un bene scindibile, in quanto qualsiasi tipo di intervento che venisse proposto in tale contesto, anche se estremamente localizzato e puntuale, o solo apparentemente insignificante, deve essere considerato valutando in maniera molto attenta quali effetti possa avere sull’intero complesso.
D’altronde, già in passato, durante le prime fasi di adeguamento del Piano Regolatore Comunale al Piano Territoriale di Coordinamento è stata proposta la delimitazione di un comparto unitario soggetto a intervento edilizio indiretto (che la Provincia di Macerata ha però inaspettatamente stralciato), poiché un’attenta pianificazione in sede attuativa poteva evitare la frammentazione dell’ immagine identitaria complessiva della Zona di Sant’Urbano.
Allo stato si reputa necessario che la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche estenda il vincolo diretto cui è assoggettata l’Abbazia di Sant’Urbano anche agli immobili posti a breve distanza realizzati in epoche più recenti, tutelando il compendio di Sant’Urbano nella sua struttura organica e nel suo complesso, oltre la dimensione fisica dei singoli beni.
A tal fine l’Associazione “I Tesori della Valle di San Clemente” ha recentemente presentato alla Soprintendenza apposita istanza volta a far dichiarare l’interesse culturale ex art. 13 D. Lgs. n. 42/2004 anche di detti immobili in quanto facenti parte del nucleo di Sant’Urbano.
Progetto di privatizzazione dell’area
L’amministrazione comunale di Apiro, da circa due anni, sta cercando invece di vendere una parte dei terreni dell’Abbazia di Sant’Urbano (per circa 6 ettari) e alcuni edifici adiacenti alla stessa, privatizzando di fatto il contesto ambientale che ne fa da contorno.
Sarebbe poi facile procedere per gradi successivi alla modifica del piano regolatore comunale per permettere ampliamenti edilizi, nuove costruzioni ed alla fine ridurre ed eliminare il contesto d’insieme della vallata ed in particolare dell’Abbazia. Tra l’altro un primo tentativo di vendita è stato revocato a seguito dell’intervento dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione che ha contestato le procedure adottate dall’Amministrazione Comunale, la quale, tuttavia, ha intrapreso inopinatamente un nuovo iter procedimentale finalizzato alla vendita di detti beni immobili
Alternative
Siamo sicuri che il modo migliore di tutelare gli interessi dei cittadini di Apiro sia quello di privatizzare edifici e terreni comunali che fanno parte del nucleo di Sant’Urbano?
Noi riteniamo che sia interesse della comunità quello di conservare la proprietà pubblica di detti beni per sviluppare i seguenti progetti di valorizzazione:
1) Incremento della valorizzazione culturale dell’Abbazia di San Urbano attraverso una maggiore possibilità di fruizione da parte del pubblico anche con un migliore utilizzo dei social.
2) Proposta di sinergia turistica, ambientale con la “Riserva naturale regionale del Monte San Vicino e del Monte Canfaito” e il “Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi” compreso il Lago di Castreccioni che tocca i territori dei Comuni di Cingoli, San Severino Marche e Apiro.
3) Organizzazione di un itinerario culturale, turistico, ambientale e gastronomico che toccherebbe la Gola di Frasassi, l’Abbazia di Sant’Elena di Serra San Quirico, l’Abbazia di San Urbano di Apiro, la frazione di Elcito in comune di San Severino M. e altri luoghi storico-culturali.
4) Coinvolgimento del Gruppo Folcloristico “Urbanitas” per far conoscere le tradizioni e i costumi del nostro territorio.
5) Coinvolgimento della parrocchia di Apiro per aprire al pubblico il tesoro ubicato presso la Collegiata di S. Urbano.
6) Recupero ambientale delle aree prospicienti come la ex scuola ubicata presso l’Abbazia di San Urbano.
Nell’ottica di valorizzazione dei beni culturali, artistici e turistici non possiamo dimenticare di aggiungere, in particolare dopo i danni causati dal terremoto del 2016, l’indispensabile recupero dei centri storici e i borghi rurali ubicati nel territorio dei comuni di Apiro e Poggio San Vicino (es.: Frontale, Villanova, Fornelle, Palazzo, ecc.).
Riteniamo che vi sia la possibilità di poter avviare una collaborazione con UNIVPM (Università Politecnica delle Marche), con l’Università di Camerino per un progetto, ad impatto zero, volto ad implementare iniziative nel campo della agronomia, biologia vegetale e forestale, colture arboree, genetica agraria, microbiologia alimentare etc.